Ministero per i Beni
e le Attività Culturali

Regione Lazio
Diezione Regionale Beni
e Attivita Culturali, Sport

Fondazione
CE.S.A.R. Onlus

privacy

LE CASE DEL FASCIO

IN ITALIA E NELLE TERRE D'OLTREMARE

MOSTRA ITINERANTE DI ARCHITETTURA

A CURA DI FLAVIO MANGIONE E ANDREA SOFFITTA

Pagina Iniziale

Appuntamenti

La Mostra

Il Percorso Espositivo

I cataloghi

Notizie e comunicati

Repertorio Fotografico

Rassegna Stampa

Modello digitale

Filmato Istituto LUCE

Chi Siamo

1° Italian Business Area -www.1aait.com- 1° Area Aziende Italiane

Introduzione alla mostra

Un viaggio nell'architettura italiana tra le due guerre attraverso un'analisi approfondita della tipologia architettonica più rappresentativa del Partito Nazionale Fascista: le Case del Fascio. Più di undicimila edifici censiti e documentati. Quattrocento grafici e foto d'epoca esposti, di cui centoventi in originale. In questa vasta rassegna troviamo progetti inediti dei maggiori professionisti attivi in quel periodo tra i quali l'architetto comasco Giuseppe Terragni.
Il materiale esposto sarà accompagnato da filmati dell'Istituto Luce e da ricostruzioni virtuali dei più interessanti progetti studiati. L'evento, realizzato grazie a una intensa opera di ricerca durata circa dieci anni, si propone come uno dei più importanti lavori di censimento e catalogazione dell'architettura italiana del periodo fascista a fini di recupero, conservazione e tutela di un patrimonio artistico ormai famoso a livello internazionale.

Foto sale della mostra

L'ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO, in collaborazione con il DIPARTIMENTO DI CARATTERI DELL'ARCHITETTURA, VALUTAZIONE E AMBIENTE dell'Università  di Roma LA SAPIENZA e la REGIONE LAZIO presenta la mostra Le Case del Fascio in Italia e nelle terre d'Oltremare: un itinerario grafico e fotografico tra le architetture realizzate in Italia e all'estero dal Partito Nazionale Fascista; un tema su cui l'Archivio Centrale dello Stato conserva una ricchissima documentazione largamente inedita.
L'Archivio Centrale dello Stato è attivo già   dalla metà  degli anni Ottanta nella riscoperta del valore dell'operazione urbanistica, artistica e culturale avviata dal regime con l'impresa dell'E42, a partire dalla metà   degli anni Trenta, dopo l'esperienza della Mostra della Rivoluzione Fascista, nel 1932.
La mostra "Utopia e scenario del regime", realizzata dall'Archivio Centrale dello Stato nel 1987 con la documentazione (piante, disegni, bozzetti) proveniente dagli archivi dell'Ente, resta una pietra miliare in questa riflessione.
Da quel momento si è avuto l'inizio di un flusso di archivi dei maggiori architetti dell'epo-ca verso l'Istituto che conserva la documentazione storica nazionale, un flusso che ne ha fatto uno dei punti di riferimento obbligati per lo studio dell'architettura dagli anni Trenta fino al primo dopoguerra.
E lunga è ormai la teoria delle iniziative per la valorizzazione di questa documentazione realizzate in questi anni, destinate a proseguire in futuro, a cominciare da quelle per il centenario della nascita di Luigi Moretti, nel 2007.
È in questo quadro che s'inserisce la ricerca sulle Case del Fascio di Flavio Mangione, nata anni fa come tesi di laurea e diventata strada facendo un lavoro esemplare per prospettiva scientifica, ricchezza della documentazione e uso delle fonti.
Solo a una percentuale ormai minoritaria degli italiani il termine stesso di 'casa del fascio' è in grado di dire qualcosa, così come pochissimi dei tanti che vivono in ex case del fascio o le frequentano nelle loro attuali destinazioni o ci passano davanti quotidianamente sanno che cosa erano un tempo.
E questa condizione di inconsapevolezza è un sottoprodotto inevitabile della rimozione di cui sopra. La mostra, a cura di Flavio Mangione e Andrea Soffitta, mette in evidenza, grazie all'esposizionedi un ricco repertorio grafico e fotografico che l'accompagna, come questo tipo di edilizia eradiffuso capillarmente nel nostro paese: chiesa, municipio e Casa del Fascio erano tre presenze ineludibili di ogni agglomerato secondo una gamma che andava dai grandi edifici dei centri maggiori a quelli pi innovativi delle città   di fondazione, fino a quelli piccoli e seriali dei centri rurali.
Altrettanto diversificata la gamma degli operatori incaricati di realizzare queste opere: dai geometri agli ingegneri agli architetti, spesso anche di grido. Alcuni nomi per tutti: Adalberto Libera, Saverio Muratori, Ludovico Quaroni, Giuseppe Samonà  e Giuseppe Terragni.
Ma si potrebbe continuare. Basta la cifra di 5.000 Case del Fascio realizzate (con pi di 25.000 progetti) nel ventennio per comprendere come questo elemento architettonico, nelle sue ricorrenze e varianti, costituisse una costante del panorama del nostro Paese: una costante che le trasformazioni successive, gli adattamenti, i cambi di destinazione hanno contribuito a mimetizzare nel tessuto urbanistico stratificatosi poi diversamente nel tempo, ma che la ricerca che qui si presenta contribuisce a far riemergere nella sua originaria fisionomia e nelle diverse tipologie che si succedettero durante gli anni del regime.
Dietro questo lavoro c'è una capillare indagine sulle riviste d'epoca e sulle fonti archivistiche conservate presso l'Archivio Centrale dello Stato", come ebbe già  a scrivere nella presentazione alla prima edizione del volume del 2003 l'allora sovrintendente, Paola Carucci.
Una ricerca che spazia dalle carte del Partito Nazionale Fascista a quelle dell'Opera Nazionale Combattenti, dalla Mostra della Rivoluzione Fascista al Ministero dell'Africa Italiana e oltre.
Una documentazione immensa selezionata con cura e rigore scientifico dagli autori.